“Rispondere ai bisogni di sicurezza, accoglimento e accettazione del neonato, che si esprime col pianto o con la quiete della pace, secondo ritmi e tempi di una sua musicalità interna, significa dargli quel senso di onnipotenza narcisistica da cui ci si staccherà gradualmente attraverso il processo di separazione e le frustrazioni ottimali. Quel senso di onnipotenza primaria servirà (a lui, anello più debole della catena umana) da fluido vitale per affrontare le difficoltà, il senso di abbandono e di impotenza, che gli presenteranno i conti della vita.
Favorire il senso di onnipotenza neonatale non può essere frainteso col concetto di “viziare”. Viziare, non è una modalità di calmare il pianto del bambino decodificandone il significato profondo, il bisogno vitale sottostante, viziare è placare il pianto del bambino con modalità che attengono al mondo degli adulti, al mondo degli oggetti, dei consumi, dell’avidità che nutre se stessa attraverso il soddisfacimento compulsivo di false necessità o di bisogni indotti.
La fascia è uno strumento che favorisce e permette sia il legame, trasmettendo un senso di continuità con lo stato gestazionale, sia il passaggio graduale verso il mondo esterno. Rafforza il legame, ma offre nel contempo un forte slancio verso l’autonomia: la dipendenza si tramuta in quell’energia che permette il distacco verso l’autonomia di una vita unica ed esclusiva: tanto il legame primario sarà stato armonico e sintonico, quanto il futuro adulto saprà concedersi al mondo degli oggetti e delle relazioni, saprà amare e coinvolgersi nel bene comune, per il bene comune.”
Prefazione del libro “Portare i Piccoli” della
Dott.ssa Chiara Busconi
psicologa-psicoterapeuta